Dunque un subitaneo entusiasmo si è acceso fra i Greci, dunque da esso, quasi da un monte gravido di sotterraneo fuoco, sono scoppiate per ogni parte le scintille del genio e del buon gusto, che avvampano tutta la nazione. Vi sovviene, o Ateniesi, di Pisistrato, di quell'uomo eccellente, in cui amaste ogni cosa, fuorchè il nome della tirannide? Vi sovviene d'Ipparco figliuolo di lui? Vi sovviene che il padre con infinita diligenza raccolse certi Poemi, che andavano tronchi ed oscuri per le provincie della Grecia, e che il figliuolo ordinò, che fosser cantati a tutta la Grecia ne' giuochi del popolo e della gioventù? Voi m'intendete, o Ateniesi; Omero. Omero, fu quegli, che sparse tanta luce in Atene, che nobilitò di tanti difficili tesori la vostra patria, che vi fece conoscere il bello, che accostumò a gustarlo; che altro erano mai prima che le costui opere fossero divulgate, i lavori del nostro scalpello e del nostro pennello, che altro erano mai fuorchè mutoli sforzi di quella naturale tendenza, che ha l'uomo all'imitare, fuorché aridi contorni dalla sgraziata precisione delle linee presentati agli occhi nostri? Noi sentivamo, è vero, mancar qualche cosa alle anime nostre; noi sentivamo, che per rimedio della nostra noja, ci doveva esser qualche cosa di più tranquillo dell'amore e dell'ambizione; che ci era un bello creabile anche da noi; che fra i lavori della nostra mano e fra gli edificj da noi innalzati ve n'era uno e ve n'era una parte, che agli occhi nostri piaceva; ma non si poteva da noi indovinare come ciò fosse.
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