Robe manesche(25), a tutte fece vento(26).
12
Ma non fa sì che la sorella sbuchi,
Di modo ch'ei la chiama e le fa fretta:
La solletica, e dice: Ovvía, fuor bruchi(27):
Lo spedalingo(28) vuol rifar le letta.
S'allunga e si rivolta come i ciuchiElla, che ancor del vino ha la spranghetta(29):
E fatto un chiocciolin(30) sull'altro lato,
Le vien di nuovo l'asino legato(31).
13
Oh corna! disse il re degli smargiassi:
E intanto le coperte avendo preso,
Le ne tira lontan cinquanta passi;
Ma in terra anch'egli si trovò disteso;
O che per la gran furia egli inciampassi;
O ch'elle fusson di soverchio peso;
Basta ch'ei battè il ceffo, e che gli tornaIn testa la bestemmia delle corna(32).
14
Ella svegliata allora escì del nidio:
E dicendo che 'n ciò gli sta il dovere,
E ch'ei non ha nè garbo nè mitidio(33),
Non si può dalle risa ritenere;
Cosa ch'a Marte diede gran fastidio:
Ma perch'ei non vuol darlo a divedere,
Si rizza e froda(34) il colpo che gli duole:
Poi dice che vuol dirle due parole.
15
Dì' pur, la dea risponde, ch'io t'ascolto:
Hai tu finito ancora? ovvía dì' presto;
Ma prima di quei panni fa' un rinvolto,
E gettalo in sul letto, ch'io mi vesto.
Quello non sol, ma quanto aveva toltoDi quella cassa, ei rende, e mette in sesto:
E postosi a seder su la predella(35),
Con gravità dipoi così favella.
16
Sirocchia, male nuove; poichè in terraVeggiam ch'all'armi più nessuno attende;
Onde il nostro mestiere, idest la guerra,
Che sta in sul taglio(36), non fa più faccende.
Sai che la Morte ne molesta e serra,
Che la sua stregua(37) anch'ella ne pretende;
| |
Ovvía Marte Morte
|