La ventura le fa sopr'alla mano.
22
Ove dopo mostrato ogni accidenteDi tutta la sua vita pel passato,
Soggiunge che per via d'un suo parente(49)
In breve tempo riavrà lo Stato;
Però si metta in arme, chè un presenteLe fa d'un panceron(50), che, ancorchè usato,
Ripara i colpi ben per eccellenza:
E poi piglia da lei grata licenza(51).
23
Già il termine di un anno era trascorsoChe Celidora avea perduto il regno;
Quando non pur le spiacque il caso occorso,
Ma volle un tratto(52) ancor mostrarne segno.
Perciò richiesto ai convicin soccorso,
Che un piacer fatto non avrian col pegno,
E tenevano il lor tanto in rispiarmo,
Ch'egli era giusto, come(53) leccar marmo;
24
Fece spallucce(54) a Calcinaia e a Signa(55);
Ma la pania al suo solito non tenne(56),
Perchè terren non v'era da por vigna(57).
Calò nel piano, e ad Arno se ne venne,
Ove Baldon facea nella Sardigna(58)
Vele spiegare e inalberare antenne,
Fermato avendo lì, come buon sito,
D'armati legni un numero infinito.
25
Costui, quando Bellona fu inviataA Celidora, come già s'intese,
Da Marte avea avuto una fardata(59),
Che lo tenne balordo più d'un mese:
E gli messe una voglia sbardellataDi far battaglia e mille belle imprese;
Ond'egli, entrato in fregola sì fatta,
Fece toccar tamburo a spada tratta.
26
Poichè pedoni egli ebbe e gente in sellaTanta, che al fin si chiama soddisfatto;
Render volendo il regno alla sorella,
E farle far bandiera di ricatto(60),
Destinò muover guerra a Bertinella,
Che a lei già dato avea lo scacco matto:
Così con quell'armata e quei disegni,
| |
Stato Celidora Calcinaia Signa Arno Baldon Sardigna Bellona Celidora Marte Bertinella
|