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Bieco de' Crepi(81), duca d'Orbatello,
Mena il suo terzo(82), che ha il veder nel tatto;
Cioè, perch'ei da un occhio sta a sportello(83),
Soldati ha preso c'hanno chiuso affatto.
Son l'armi loro il bossolo(84) e il randello:
Non tiran paga, reggonsi d'accatto:
Soffiano, son di calca(85), e borsaiuoli,
E nimici mortal de' muricciuoli(86).
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La strada i più si fanno col bastone;
Altri la guida segue d'un suo cane;
Chi canta a piè d'un uscio un'orazione,
E fa scorci di bocca e voci strane;
Chi suona il ribecchin, chi il colascione;
Così tutti si van buscando il pane.
Han per insegna il diavol de' Tarocchi(87),
Che vuol tentar un forno pien di gnocchi.
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Dietro al Duca, che ognun guarda a traverso,
Vanno cantando l'aria di Scappino(88):
Ma non giunsero al fin del terzo verso,
Che venuto alla donna il moscherino,
Fatto a Bieco un rabbuffo a modo e a verso,
Gli disse: S'io v'alloggio, dimmi Nino(89);
Perch'io non veddi mai in vita miaPigliare i ciechi(90), fuor che all'osteria.
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Signora, rispos'egli, benchè cieca,
Fu però sempre simil gente sgherra:
Con quel batocchio zomba a mosca cieca,
Senza riguardo, come dare(91) in terra:
Sott'ogni colpo intrepida s'arreca,
Che non vede i perigli della guerra:
È cieca, è ver; ma pure il pan pepato(92)
È più forte, se d'occhi egli è privato.
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Ovvia, diss'ella, tira innanzi il cocchio,
E se costoro a guerreggiar son atti,
Tienteli pure, e non mi stare a crocchio;
Mentr'egli è tempo qui di far di fatti.
Va' dunque, o forte e invitto bercilocchio,
Chè i nemici da te saran disfatti;
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