Canta improvviso come una calandra(139):
Stampa gli enigmi, strolaga e dipigne.
Lasciò, gran tempo fa, le polpe in Fiandra(140),
Mentre si dava il sacco a certe vigne.
Fortuna, che l'avea matto provato,
Volle ch'ei diventasse anche spolpato(141).
62
Passati tutti con baule e spada,
Serransi in barca come le sardelle.
Gli affretta il duca, e chi lo tiene a badaO ferma un passo, guai alla sua pelle;
Ch'ei lo bistratta, comechè(142) ne vadaGiù la vinaccia e il sangue a catinelle:
E benchè lesto ciaschedun rimiri,
Non gli dà tanto tempo ch'ei respiri.
63
Perciò imbarcati tutti in un momento,
Poichè Baldon facea così gran serra,
Si spiegaron l'insegne e vele al vento.
Quando le navi si spiccâr da terra,
Ed egli allora entrò in ragionamentoDi quel che lo spingeva a far tal guerra;
Ma per contarla più distesa e piana,
Incominciò così dalla lontana.
64
Risiede Malmantil sovra un poggetto:
E chiunque verso lui volta le ciglia,
Dice che i fondatori ebber concettoDi fabbricar l'ottava maraviglia.
L'ampio paese(143) poi, che egli ha soggetto,
Non si sa (vo' giuocare) a mille miglia:
V'è l'aria buona, azzurra oltramarina:
E non vi manca latte di gallina(144).
65
Il re di questo regno, giunto a morte,
La mia cugina qui, che fu sua Donna
(Non avendo figliuoli, o altri in Corte
Propinqui più), lasciò donna e madonna;
Ma come volle la sua trista sorte,
Un certo diavol d'una Mona Cionna(145),
Figliuola d'un guidone(146) ignudo e scalzo,
Ne venne presto a farle dar lo sbalzo.
66
Gobba e zoppa è costei, orba e mancina,
Ha il gozzo, e da due sfregi il viso guasto:
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Fiandra Baldon Malmantil Donna Corte Mona Cionna
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