Cent'uomin, colle lor bocche di fuoco.
Quivi il Cornacchia e quella buona spesa(154)
Di Bertinella giunsero fra poco,
Anch'eglino con grossa e folta schieraD'una gente da bosco e da riviera.
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Dopochè insieme tutti fur costoro,
Si fece de' più degni una semblea,
Del come, discorrendo fra di loro,
Sorprendere il castello si dovea;
Onde il Cornacchia, in mezzo al concistoroRizzato in piè, con gran prosopopea,
Ed una toccatina di cappello,
In tal modo cavò fuora il limbello(155):
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Io so che a un ignorante, a un idiotaL'esser il primo a favellar non tocca;
Ma perdonate a questa zucca vota,
Signori, s'io vi rompo l'uova in bocca.
Scricchiola sempre la più trista ruota;
Così la lingua mia più rozza e scioccaV'infastidisce, è ver, ma v'assicura
Che Malmantile è nostro a dirittura.
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Credete a me: ciascun si stia nascostoIn queste macchie, in questi boschi intorno:
Ed io da voi frattanto mi discosto,
Nè questa notte farò più ritorno.
Rivedrenci colà doman sul posto;
Perchè, vicino al tramontar del giorno,
Vi farò cenno; or voi ponete mente,
E poi venite via allegramente.
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Parte il Cornacchia, e corre presto prestoDa certi suoi amici contadini,
Da' quali le lor bestie piglia in presto,
E carica più some di buon vini:
E di soppiatto, come fante lesto,
Cavò di tasca certi cartocciniPieni d'alloppio: e dentro al vin gli pone,
Quello impepando(156) senza discrizione.
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Così carreggia: e giunto a Malmantile,
All'aprir della porta la mattina,
Scarica in piazza il vino: ed un barileA regalar ne manda alla regina.
Poi vende il resto a prezzo tanto vile,
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Cornacchia Bertinella Cornacchia Malmantile Cornacchia Malmantile
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