Cantava, ch'e' pareva un rusignolo.
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Così nuove canzoni ognor cantando,
Con una voce tremolante in quilio(222)
E qualche trillettin di quando in quando,
Alle stelle n'andava e in visibilio(223):
Onde a' timori al fin dato di bando,
Tirava innanzi il volontario esilio;
E giunto a Campi, lì fermar si volleA bere, e far la zolfa per B molle(224).
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A Campi(225), ora spiantato alla radice,
Dominava in quei tempi Stordilano;
Sebben Turpino scrive, ed altri diceCh'ei regnasse in un luogo più lontano.
Ebbe una figlia, detta Doralice,
Che aveva un occhio che uccidea 'l cristiano(226):
Ma quel che più tirava la brigata,
È l'esser sola e ricca sfondolata.
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Come io dissi, Florian nella cittadeEntrò per rinfrescarsi e toccar bomba(227):
Ma il gran frastuono che in quelle contradeD'armi, di bestie e d'uomini rimbomba;
Il sentir su pe' canti delle stradeTutti a cavallo risuonar la tromba;
Ed il voler saperne la cagione,
Lo fecero mutar d'opinïone.
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Era già scavalcato ad una ostessa,
Per far, siccome ei fece, un conticino(228):
Nè altro ebbe che pane e capra lessa,
Che fitta(229) anche gli fu per mannerino.
Bevve al pozzo una nuova manomessa(230);
Perchè il vinaio avea finito il vino.
Fece conto, e pagò ben volentieri:
Poi chiese il fin di tanti strombettieri.
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Ella rispose: e come? non lo sai?
Se per Campi non è altro discorso,
Che avendo il re una figlia, ch'oggimaiAbbraccerebbe un uom, prima che un orso(231):
E perchè reda ell'è, bella e d'assai,
Di pretendenti avendo un gran concorso,
Bandire ha fatto, acciò nessun si lagni,
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Campi Campi Stordilano Turpino Doralice Florian Campi
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