Rimase quivi a godere il papato.
45
Tre dì suonaro a festa le campane:
Ed altrettanti si bandì il lavoro:
E il suocero, che meglio era del pane,
Un uom discreto ed una coppa d'oro,
Faceva con gli sposi a Scaldamane,
Talora a Mona Luna, e Guancial d'oro(240):
E fece a' Paggi recitare a menteRosana(241), e la regina d'Orïente.
46
L'andare, il giorno, in piazza a' Burattini
Ed agli Zanni, furon le lor gite;
Ogni sera facevansi festiniDi giuoco, e di ballar veglie bandite:
E chi non era in gambe nè in quattriniDa trinciarle(242) e da fare ite e venite(243),
Dicea novelle, o stavale a ascoltare,
O facea al Mazzolino(244) o alla Comare(245).
47
Altri più là vedevansi confondereA quel gioco chiamato gli Spropositi(246);
Che quei ch'esce di tèma nel rispondere,
Convien che 'l pegno subito depositi.
Ad altri piace più Capanniscondere(247);
Hanno altri vari umor, vari propositi,
Perchè ognuno ad un mo' non è composto;
Però chi la vuol lessa e chi arrosto.
48
Chi fa le Merenducce(248) in sul bavaglio;
Chi coll'amico fa a Stacciaburatta;
Chi all'Altalena, e chi a Beccalaglio;
Va quello a predellucce, un s'acculatta.
Per tutti in somma sempre vi fu taglio(249)
Di star lieto così in barba di gatta(250):
E tra Floriano, il re e la figliuolaNon fu che dir 'n un anno una parola.
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Non fu tra lor fin qui nulla di guasto;
Se non che Florïan vòlto alle cacce,
Avendone più volte tocco un tasto(251)
E sentendosi dar sempre cartacce(252),
Dispose alfin di non voler più pasto(253);
Nè curando lor preghi nè minacce,
Fece invitar dai soliti bidelli
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