All'armi all'armi, suonisi a martello:
Si lasci il giuoco, il ballo e la merenda,
E serrinsi le porte a chiavistello;
Perchè quaggiù nel piano è la tregenda,
Che ne viene alla volta del castello;
E se non ci serriamo o facciam testa,
Mentre balliamo, vuol sonare(309) a festa.
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In quel che costui fa questa stampita(310),
E che ne' gusti ognun pur si balocca,
L'armata finalmente è comparitaGià presso a tiro all'alta biccicocca.
Quivi si vede una progenie arditaChe si confida nelle sante nocca(311):
E se ne viene all'erta lemme lemmeCol Batti e 'l Tessi e tutto Biliemme. (312)
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Tra questi guitti ancora sono assai
(Oltre a marchesi, principi e signori)
Uomin di conto(313), e grossi bottegai,
Banchieri, setaiuoli e battilori;
V'è lanaiuoli, orefici e merciai,
Notai, legisti, medici e dottori:
In somma quivi son gente e brigateD'ogni sorta, chiedete e domandate.
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Sul colle compartisce questa genteAmostante con tutti gli ufiziali:
Tra' quali un grasso v'è convalescente,
Ch'aveva preso il dì tre serviziali,
E appunto al corpo far allor si senteL'operazione e dar dolor bestiali;
Talchè gridando senz'alcun conforto,
In terra si buttò come per morto.
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Il nome di costui, dice Turpino,
Fu Paride Garani; e il legno prese,
Perch'ei voleva darne un rivellinoA un suo nimico traditor francese,
Che per condurlo a seguitar Calvino
Lo tira pe' capelli al suo paese,
E per fuggirne a' passi la gabella,
Lo bolla, marchia, e tutto lo suggella(314).
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Disse Amostante, visto il caso strano,
A Noferi di casa Scaccianoce:
Per ser Lion Magin da Ravignano,
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