Chi nudo scappa fuori, e non fa stimaChe dietro gli sia fatto lima lima(350).
38
Perchè s'egli ha camicia o brache o vesta,
Non bada che gli facciano il baccano;
Bensì del tristo avviso afflitto resta,
Onde più d'un poi giuoca di lontano(351):
Chi torna indietro a fasciarsi la testa,
E chi si tinge(352) con il zafferano;
Chi dice che una doglia gli s'è presa,
Per non avere a ire a far difesa.
39
Altri, che fugge anch'ei simil burrasca,
Finge l'infermo, e vanne allo spedale:
E benchè sano ei sia com'una lasca,
Col medico s'intende o col speziale;
Perchè all'uno ed all'altro empie la tascaAcciò gli faccian fede ch'egli ha male:
Ed essi questo e quel scrivon malato:
E chi più dà, lo fan di già spacciato.
40
Sicchè con queste finte e con quest'arteCostor, che usan la tazza e non la targa,
Servir volendo a Bacco e non a Marte,
Che non fa(353) sangue, ma vuol che si sparga,
D'uno stesso voler la maggior parteTrovan la via di starsene alla larga;
Ed il restante, non sì astuto e scaltro,
Comparisce, perch'ei non può far altro.
41
Mentre in piazza si fa nobil comparsa,
Anche in palazzo armata la regina,
Con una treccia avvolta, e l'altra sparsa,
Corre alla malmantilica rovina;
Benchè ne' passi poi vada più scarsa,
Perchè all'uscio da via mai s'avvicina.
Da sette volte in su già s'è condottaFino alla soglia, ma quel sasso scotta.
42
Viltà l'arretra, onor di poi la 'nvitaA cimentar la sua bravura in guerra:
L'esorta l'una a conservar la vita,
L'altro a difender quanto può la terra.
Pur, fatto conto di morir vestita(354),
Voltossi a bere; e divenuta sgherra
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Bacco Marte
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