Ma senti pure, e nota in cortesia:
Quando la madre sua, ch'era la drudaDel fiero Marte, idest la Dea d'Amore,
Gravida fu di questo traditore,
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Perch'una trippa avea, che convenivaChe dalle cigne omai le fosse retta,
Cagion, che in Cipro mai di casa usciva,
Se non con due braccieri ed in seggetta;
Pur sempre con gran gente e comitiva,
Com'a Regina, com'ell'è, s'aspetta;
I paggi addietro e gli staffier dinanzi,
E dagl'inlati due filar di Lanzi(485);
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Essendo così fuori una mattinaPer suoi negozi e pubbliche faccende,
Urtò per caso una vacca trentina(486),
E tocca appena, in terra la distende;
Ond'ella, dopo un'alta rammanzina,
Perch'una lingua ell'ha che taglia e fende:
Va', che tu faccia, quando ne sia otta,
Un figliuol, dice, in forma d'una botta.
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E così fu; chè in vece d'un bel figlio,
Di suo gusto e di tutt'i terrazzani,
Un rospo fece come un pan di miglio,
Che avrebbe fatto stomacare i cani;
Che poi, cresciuto, fecesi consiglioDi dargli un po' di moglie; ma i mezzani
Non trovaron mai donna nè fanciulla,
Che saper ne volesse o sentir nulla.
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Se non che i miei maggiori finalmente,
Mio padre che 'l bisogno ne lo scanna,
Con un mio zio ch'andava pezïente(487),
E un mio fratello anch'ei povero in canna(488),
Sperando tutti e tre d'ungere il denteE dire: o corpo mio, fátti capanna(489),
E riparare ad ogni lor disastro,
Me gli offeriro, e fecesi l'impiastro.
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Fu volentier la scritta stabilita;
Io dico sol da lor, che fan pensieroDi non aver a dimenar le dita(490),
Ma ben di diventar lupo cerviero.
E perchè e' son bugiardi per la vita,
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Marte Dea Amore Cipro Regina Lanzi
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