66
Metto uno strido, e mi ritiro in dreto,
Io, c'ho paura allor, ch'ei non m'ingoi;
Ma quegli, ch'è un lione il più discretoChe mai vedesse il mondo o prima o poi,
Ciò conoscendo, tutto mansuetoGli lascia in terra, e va pe' fatti suoi.
Ed io gli prendo allora, essendo certaD'averne aver bisogno in sì grand'erta;
67
Là dove non si può tenere i piedi,
Ma bisogna che l'uom vada carponi.
Perciò con quegli uncini poi mi diediA costeggiar il monte brancoloni:
E convenne talor farsi da piedi,
Battendo giù di grandi stramazzoni,
Perchè non v'è dove fermare il passo;
Cagion, che spesso mi trovai da basso.
68
Tutti quei topi via ne vengon ratti,
E furon per mangiarmi dalla festa;
Perocchè dalle granfie io gli ho sottrattiDi quella bestia a lor tanto molesta.
Così vo rampicando come i gattiSull'aspro monte dietro alla lor pesta,
Sopportando fatiche, stenti e guai,
E fame e sete quanto si può mai.
69
Pur finalmente in capo a due altr'anniGiungemmo al luogo tanto desiato.
Ma non finiron qui mica gli affanni,
Perchè di muro il tutto è circondato;
E qui s'aggiunge ancor male a malanni,
Ch'io trovo l'uscio, ma 'l trovo diacciato(501).
Pensa se allor mi venne la rapina(502),
E s'io dicevo(503) della violina.
70
Ora tu sentirai, che 'l dare aiutoA tutti quanti sempre si conviene;
Perchè giammai quel tempo s'è perduto,
Che s'è impiegato in far altrui del bene.
Non dico sol all'uomo, ma anche a un brutoChe forse immondo e inutile si tiene,
E che tu non lo stimi anche una chiosa(504);
Perocch'ognuno è buono a qualche cosa.
71
Se tu giovi al compagno, allor tu fai
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