Avrai, per dar effetto al tuo disegno,
      Che non so qual si sia nč lo domando;
      Perō va' pur, ch'io resto al tuo comando.
     
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      Ei lo ringrazia; e gito pių da presso,
      Ove sta chiuso di Psiche il bel Sole(547),
      Ad essa dice: in quanto al tuo interesso,
      Fin qui non ti ho servito, e me ne duole;
      Chč tu non pensi, avendoti promesso,
      Ch'io faccia fango(548) delle mie parole;
      E che il mio indugio e il non risolver nullaSia stato un voler darti erba trastulla.
     
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      Ovver ch'io me la metta in sul liuto(549),
      O ti voglia tener l'oche in pastura,
      Come quel che ci vada ritenutoPer mancanza di cuore o per paura;
      Perchč, siccome avrai da te veduto,
      Non ho sin qui trovata congiunturaDi chi m'indirizzasse qua al castello,
      Per poterne cavar cappa(550) o mantello.
     
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      Risponde Psiche a questa diceria:
      Io non entro, signore, in questi meriti.
      Non ho parlato mai, nč che tu siaTardo, o spedito, ovver che tu ti periti.
      Quel che tu fai, tutt'č tua cortesia;
      Per tal l'accetto, e 'l Ciel te lo rimeriti,
      Con darti in vita onor, fama e ricchezza,
      Sanitā dopo morte ed allegrezza.
     
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      Sta' quieta, le dic'egli, e ti conforta,
      Ch'io voglio adesso dar fuoco al vespaio.
      Cosė, col corno, il quale al collo porta,
      Chiama la guardia, ovvero il portinaio.
      Non č sė presto il gatto in sulla portaQuand'ei sente la voce del beccaio,
      Quanto veloce a questo suon la ronda(551)
      Sopr'alle mura accostasi alla sponda(552).
     
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      Un par d'occhiacci, orlati di savore(553),
      Cosė addosso ad un tratto gli squaderna,
      Che par quando il Faina(554) alle sei oreIn faccia mi spalanca la lanterna;