E medïante(555) un certo pizzicoreCh'ei sente al collo, i pizzicotti alterna,
Ond'alle dita egli ha fatti i ditali(556)
D'intorno a innumerabili mortali.
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Non tanto s'abburatta(557) per la rognaE pe' bruscol che vanno alla goletta(558),
Quanto che dir non può quel che bisogna,
Ch'ei tartaglia e scilingua anche a bacchetta(559).
Qual il quartuccio(560) le bruciate fogna,
Nè senza quattro scosse altrui le getta,
Tal si dibatte, e a vite fa(561) la golaOgni volta ch'ei manda fuor parola.
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Bu bu bu bu, comincia, chè 'l buon giornoVorrebbe dar al cavalier, ch'ei tiene
Il corrier, medïante il suon del corno,
Del popol d'Israel ch'or va or viene.
Van le parole a balzi e per istorno(562),
Prima ch'al segno voglian colpir bene:
Pur pinse tanto, che gli venne detto:
Buon dì, corrier: che nuova c'è di Ghetto?
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Rispose l'altro, tal parola udita:
D'esser corriere già negar non posso,
Perch'io l'ho corsa a far questa salita;
Ma quanto al Ghetto io non la voglio addosso.
Non ho che far con gente Israelita:
Ben ti farà il mio brando il cappel rosso(563),
E col darti sul viso un soprammanoD'Ebreo farà mutarti in Siciliano(564).
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Ma che vo il tempo qui buttando via,
In disputar con matti e con buffoni?
Il trattar teco, credomi che siaCome a' birri contar le sue ragioni;
Nè dissi mal, perch'hai fisionomiaD'un di color che ciuffan pe' calzoni:
E l'esser tu costì, par ch'ella quadri,
Chè i birri sempre van dove son ladri(565).
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Ben che voi siate come cani e gatti,
Ch'essi non han con voi gran simpatia,
Perchè peggio de' diavol sete fatti,
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