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Perciò s'acconcia, e va tutta pulita,
Col drappo in capo e col ventaglio in mano,
A cercar chi la 'nformi della gita;
Nè meglio sa, che Giulio Padovano(615),
Che l'ha su per le punte delle dita,
E più di Dante, e più del Mantovano(616);
Perch'eglino vi furon di passaggio,
E questo ogni tre dì vi fa un viaggio.
10
Onde a trovarlo andata via di vela,
Dimanda (perchè in Dite andar presume)
Che luoghi v'è, che gente e che loquela;
Ed ei di tutto le dà conto e lume.
E poi per abbondare in cautela,
Volendola servire insino al fiume,
Le porge un fardellin piccolo e pocoDi robe, che laggiù le faran giuoco.
11
Così la maga se ne va con esso,
Che l'introduce in una bella via,
Tutta fiorita sì, che al primo ingressoPar proprio un paradiso, un'allegria;
Ma non più presto l'uomo il piè v'ha messo,
Ch'ella diventa un'altra mercanzia,
Per i gran morsi e le punture acerbeChe fanno i serpi, ascosi tra quell'erbe.
12
Entravi Martinazza, e sente un trattoDue e tre morsi a' piè, dove calpesta;
Perciò bestemmia, che non par suo fatto,
E dice: o Giulio mio, che cosa è questa?
Ed ei, ridendo allora come un matto:
Non è nulla, rispose, vien pur lesta,
Che pensi tu, ch'io sia privilegiato?
Anch'io mi sento mordere, e non fiato.
13
Questa è la via, che mena a Casa calda,
Perch'ella è allegra, o almeno ella ci pare;
Perchè a martello(617) poi non istà salda,
La scorre ognor gente di male affare:
Le serpi sono ogni opera ribalda,
Ch'ella(618) ci fa, le quali a lungo andareDi quanto ha fatto, scavallato, e scorso
Ci fa sentire al cuor qualche rimorso.
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