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      E in tre gole, ch'egli apre, gliene scaglia.
     
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      Il mostro, che mangiato avria Salerno(632),
      Chè quanto a masticar quei ser(633) saccentiVoglion (perch'egli è guardia dell'Inferno)
      Tenerlo sobrio, acciò non s'addormenti;
      Ond'è ridotto per il mal governoSì strutto, che e' tien l'anima co' denti;
      Perch'egli è ossa e pelle, e così spento,
      Ch'ei par proprio il ritratto dello stento.
     
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      Sicchè, quand'ei si sente il tozzo in bocca,
      Perchè la fame quivi ne lo scanna,
      L'ingozza, che nè manco non gli toccaNè di qua nè di là giù per la canna;
      Ma subito gli venne il sonno in cocca(634),
      Ond'ei s'allunga in terra a far la nanna;
      Chè il papavero e il loglio, ch'è in quel pane,
      Farìa dormir un orso, non ch'un cane.
     
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      Or mentre fa il sonnifero il suo corso,
      La donna, che più là facea la scorta
      (Perocchè avea timor di qualche morso),
      Vedendo che la bestia come mortaSdraiata dorme, e russa com'un orso,
      Legno da botte(635) fa verso la porta;
      E poi, bench'ella fosse alquanto stracca,
      Dà una corsa, e in Dite anch'ella insacca.
     
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      Perchè d'alloro ha sotto alcune rame,
      Vien fatta a' gabellier la marachella(636);
      Tal ch'un di lor, ch'arrabbia dalla fame,
      Fermate, dice, olà: che roba è quella?
      Ti gratterai(637), dic'ella, nel forame,
      Perch'io non ho qui roba da gabella,
      Se non un po' d'allòr, ch'a Proserpina
      Porto, perch'ella fa la gelatina.
     
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      S'ell'è, come voi dite, a questo modo,
      Ei le risponde, andate pur, madonna;
      Perch'altrimenti c'entrerebbe il frodo,
      E voi stareste in gogna alla colonna.
      Orsù correte pria che freddi il brodo,
      Chè la regina poi sarebbe donna


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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