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      Che in quel colloquio fe sì gran frastuono,
      Che finalmente ognuno uscì di tuono,
     
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      Perciò passano in casa, e colà drentoTirato colla strega il re da banda,
      Le dà la benvenuta, e poi, che ventoL'ha spinta in quelle parti le domanda.
      Ella, per conseguir ogni suo intento,
      Gli dice il tutto, e se gli raccomandaCh'ei voglia a Malmantil, ch'omai traballa,
      Far grazia anch'ei di dare un po' di spalla.
     
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      Sta' pur, dic'ei, coll'animo posato,
      Ch'a servirti mo mo vo' dar di piglio.
      Io già, come tu sai, aveo imprunato(654);
      Ma il tutto è andato poi in iscompiglio.
      Orsù, fra poco adunerò il senato,
      E sopra questo si farà consiglio;
      Acciò batta Baldon la ritirata,
      E tu resti contenta e consolata.
     
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      Io ti ringrazio sì, ma non mi placo,
      Perciò, gli rispond'ella, di maniera,
      Ch'io non voglia pigliar la spada(655) e 'l giaco,
      Chè in bugnola(656) son più di quel ch'io m'era.
      Così con quei due spirti avendo il baco(657),
      Soggiunge, perch'a lor vuol far la pera(658),
      Io l'ho con quei briccon, furfanti indegni,
      C'hanno sturbato tutt'i miei disegni.
     
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      Dico di Gambastorta, il tuo vassallo,
      E di quel pallerin di Baconero,
      Che fa nel giuoco con due palle fallo,
      Scambiando il color bianco per lo nero:
      Error, che nol farebbe anch'un cavallo.
      Ma e' vien ch'egli strapazzano il mestiero;
      Che s'egli andasse un po' la frusta in volta,
      Imparerebbon per un'altra volta.
     
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      Risponde il re: facciam quanto ti piace;
      Ma ti verranno a chieder perdonanza,
      Sicchè tu puoi con essi far la pace;
      Però t'acquieta, e vanne alla tua stanza.
      Non penso di restar già contumace(659),


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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