Perchè, s'ei vuol sturbar la nostra pratica,
Fa male i conti, e colla sua aritmeticaNel zero l'ho fra l'una e l'altra natica
Poichè, se un bacchio(754) il capo a lui solletica,
Sbrattar l'armata non sarà in gramatica(755),
Che tutta a brache piene, ancorchè stitica,
Tremando andranne come paralitica.
104.
Olà, dove siam noi? (dice Plutone)
E che sì, scorrettaccio, ch'io ti zombo.
Darò ben io sul capo a te il forcone,
Sicchè alle stelle n'anderà il rimbombo.
Guarda quel che tu di', porco barone,
E va' più lesto(756) e col calzar dei piombo(757);
Sta' ne' termini, e parla con giudizio,
Chè per mia fè ti privo dell'ufizio.
105.
S'alza Scorpione allora, e vien da essoD'Astolfo il corno orribile proposto,
Che gli eserciti, dice, in fuga ha messoConforme scrive e accerta l'Ariosto.
Si rallegra Plutone, e dice: adessoNon ci sarà dal cancelliere opposto,
Perchè ci calza bene; e certo questaCosa del corno a me va per la testa.
106.
Risponde sogghignando Ciappelletto
(Ch'in tal modo si chiama il cancelliere):
Voi già m'avete per dottore eletto,
E non ch'io serva qua per candelliere,
Per mio debito dunque io son costrettoA dire all'occorrenze il mio parere.
Su, dice il re, dottor de' miei stivali,
Metti anche il corno in termini legali.
107
Vuoi forse darci qualche eccezïone?
Stiamo in decretis; di' peto vestito;
Va ben, risponde il sere, ch'ei proponeCosa, che non deprava ordine o rito.
Sonate un doppio, disse allor Mammone,
Ch'ei la passò; facciam dunque il partitoPerch'ella segua di comun consenso,
E ognun favorirà siccome io penso.
| |
Plutone Scorpione Astolfo Ariosto Plutone Ciappelletto Mammone
|