Pagina (121/283)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Bench'io stia bene, sia ripieno e sventri(781),
      Perchč mi par ch'una lattata(782) c'entri.
     
     
      13.
      Il rustico, che dar del suo non usa,
      Non saper, dice dove sia il succhiello;
      Che per casa non v'č stoppa nč fusa,
      E che quel non č vin, ma acquerello.
      Ci vuol, risponde Paride altra scusa.
      E rittosi, di canna fa un cannello;
      E in sulla botte posto a capo chino,
      Con esso pel cocchiume succia il vino.
     
     
      14.
      E perch'č buono, e non di quello il quale
      Č nato in sulla schiena(783) de' ranocchi,
      A Meo, che piuttosto a carnovaleChe per l'opre lo serba, esce degli occhi,
      E bada a dire: ovvia! vi farą male;
      Ma quegli, che non vuol ch'ei lo 'nfinocchi,
      Ed č la parte sua furbo e cattivo,
      Gli risponde: oh tu sei caritativo!
     
      15.
      Non so, se tu minchioni la mattea(784),
      Lasciami ber, ch'io ho la bocca asciutta;
      Che diavol pensi tu poi ch'io ne bea?
      Io poppo poppo, ma il cannel non butta.
      Risponde Meo: poffar la nostra Dea
      Che s'ei buttasse, la beresti tutta;
      Oh discrezione! s'e' ce n'č minuzzolo.
      Paride beve, e poi gli dą lo spruzzolo.
     
     
      16.
      Non vi so dir se Meo allor tarocca.
      Ma l'altro, che del vin fu sempre ghiotto,
      Di nuovo appicca al suo cannel la bocca,
      E lascia brontolare. e tira sotto;
      Ma tanto esclama, prega, e dągli, e tocca,
      Ch'ei lascia al fin di ber, gią mezzo cotto;
      Dicendo, ch'ei non vuoi che il vin lo cuoca;
      Ma che chi lo trovņ non era un'oca.
     
     
      17.
      Poichč dal cibo e da quel vin che smagliaSi sente tutto quanto ingazzullito,
      Risolve ritornare alla battaglia,
      Donde innocentemente s'č partitoChč scusa non gli pare aver che vaglia
      Che non gli sia a viltade attribuito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





Paride Meo Meo Dea Meo