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      Corrono ad aiutarlo, infin ch'a riva.
      Là dove il dì riluce in salvo arriva.
     
     
      23.
      E vede all'ombra di salcigne, frasche,
      Fra le più brave musiche acquaiuole(790),
      Parte di loro al suon di bergamasche(791),
      Quinte e seste tagliar le capriuole.
      Chi tien che queste ninfe sien le lasche,
      Chi le sirene ed altri le cazzuole(792).
      Io non so chi di lor dia più nel buono,
      E le lascio nel grado ch'elle sono.
     
     
      24.
      Ognun si tenga pure il suo parere;
      O quelle o altre, a me non fa farina(793).
      Bastivi per adesso di sapereChe queste non son bestie da dozzina;
      E s'ella non m'è stata data a bere,
      Elle son Fate c'han virtù divina;
      E che sia il vero, fede ve ne facciaIl Garani scampato dalla stiaccia.
     
     
      25.
      Il quale così molle e sbraculato(794)
      Il cadavero par di mona Checca(795),
      Ch'essendo stato allor disotterrato,
      Abbia fatto alla morte una cilecca(796).
      Si scuote e trema sì, ch'io ho stoppato(797)
      Per San Giovanni(798) il carro della Zecca;
      E mentr'ei si dibatte e il capo serolla,
      Il pavimento e i circostanti ammolla.
     
     
      26.
      Ma le Fate, che specie son di pesceEd hanno il corpo a star nell'acqua avezzo,
      Più che l'esser bagnate a lor rincresceIl vederlo così fradicio mezzo;
      Perciò lo spoglian; ma perchè riesce,
      Quando un vuol far più presto, stare un pezzo,
      Per trattenerlo, mentr'or questa or quellaL'asciuga, una contò questa novella.
     
     
      27.
      Furo un tratto una dama e un cavalieroMoglie e marito, in buono e ricco stato,
      Che fatti vecchi contro ogni pensiero,
      Dopo d'aver qualche anno litigatoLa grinza pelle con un cimitero,
      Convenne loro al fin perdere il piato,


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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