Tien per la prima un'ottima ricetta(809),
Per rimandarlo a casa, una seggetta.
38.
Ove condotto e messolo in sul letto,
Il medico ne venne e lo speziale,
Chiamati a visitarlo; ma in effettoAnch'essi non conobbero il suo male.
Disperato alla fin di ciò Brunetto
Col gomito appoggiato in sul guanciale,
A cald'occhi piangendo più che mai:
Io vo saper, dicea, quel che tu hai.
39.
Ei che vagheggia sotto alle lenzuolaIl gentil volto e le dorate chiome,
Ne anche gli risponde una parolaNon che gli voglia dir nè che nè come.
Replica quello e seccassi la gola;
Lo fruga, tira e chiamalo per nome:
Ed ei pianta una vigna(810) e nulla sente;
Pur tanto l'altro fa, ch'ei si risente.
40.
Dicendo: fratel mio, se tu mi vuoiQuel ben che tu dicei volermi a sacca,
Non mi dar noia, va' pe' fatti tuoi,
Perchè il mio mal non è male da biacca(811);
Al quale ad ogni mo' trovar non puoiUn rimedio che vaglia una patacca;
Perch'egli è stravagante ed alla moda(812),
Chè non se ne rinvien capo nè coda.
41.
Vedi, soggiunse l'altro, o ch'io m'adiro,
O pur fa' conto ch'io lo vo' sapere;
Hai tu quistione? hai tu qualche rigiro?
Tu me l'hai a dire in tutte le maniere.
Nardin rispose, dopo un gran sospiro:
Tu sei importuno poi più del dovere;
Ma da che devo dirlo, eccomi pronto.
Così quivi di tutto fa un racconto.
42.
Brunetto, udito il caso e quanto e' siaIl suo cordoglio, anch'ei dolente resta,
Sebben, per fargli cuor, mostra allegriaMa, come io dico, dentro è chi(813) la pesta;
Perch'in veder sì gran malinconiaEd un umor sì fisso nella testa,
In quanto a lui gli par che la succhielli(814)
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Brunetto
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