Andò, benchè tremando, e con spaventoChe avea di lui; e ve lo serrò drento.
68.
Ed ei ch'è in sulle furie, non vi bada,
Chè insin ch'ei non si sfoga non ha posa.
Sta intanto il vecchio all'uscio fermo in stradaAd origliare per udir qualcosa;
E sente dire: o leccapeverada(837),
Carne stantia, barba piattolosa,
Ribaldo, santinfizza(838) e gabbadei,
Ch'a quel d'altri pon cinque e levi sei!(839)
69.
Guardate qui la gatta di Masino(840)
Che riprendeva il vizio ed il peccato,
Se il monello(841) ha le man fatte a oncino,
Per gire a sgraffignar poi vicinato!
Ma quel c'hai tolto a me, ladro assassino,
Non dubitar, ti costerà salato;
Chè tante volte al pozzo va la secchia,
Ch'ella vi lascia il manico o l'orecchia.
70.
Poi sente ch'egli, dopo una gran bibbiaD'ingiurie dà nel sacco una percossa
Che tutte le stoviglie spezza e tribbia,
E ch'ei diceva: orsù, gli ho rotto l'ossa;
E che di nuovo un'altra ne raffíbbia,
E che, facendo il via la terra rossa,
Soggiunge: oh quanto sangue ha nelle vene!
Questo ghiottone a me(842), beeva bene!
71.
Bench'ei creda finita aver la festa,
Tira di nuovo e dà vicino al fondo.
Ed il suo cane acchiappa in sulla testaChe fa urti che van nell'altro mondo;
Ond'egli stupefatto assai ne resta,
Dicendo: qui è quando io mi confondo;
Se tutt'il sangue egli ha di già versato,
Come a gridar può egli aver più fiato?
72.
Brunetto in questo mentre col suo fanteAvea di già, scorrendo pel giardino,
Il luogo ritrovato e quelle pianteOv'è colei che chiede il suo Nardino.
E già l'ha tratta fuor bell'e galante,
Che non si vedde mai il più bel sennino(843);
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Masino Nardino
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