Tutti affannati per sì lunga via,
D'accordo si fermaro a un'osteria.
78.
Dove il padron, che intende fare a pasto(850),
Trova gran roba per parer garbato;
Ch'ei tien che a far non abbian troppo guasto,
Ma e' non sa ch'e' non hanno desinato.
Ben se n'accorge alfin ch'ei v'è rimasto,
Quando in sul desco poi non restò fiato,
E che quella per lui è una ricetta,
Che il guadagno va dietro(851) alla cassetta.
79.
Magorto intanto, finalmente stracco,
Di menar il randello a quel partito,
Sciolto ed aperto avendo omai quel saccoPer cucinar la carne del romito,
Ed in quel cambio vistovi il suo braccoTra cocci e vetri macolo e basito,
Resta maravigliato in una forma,
Ch'ei, non sa s'ei sia desto o s'ei si dorma.
80.
S'io percossì quel vecchio mariuolo,
Com'ho io fatto, disse, un canicidio?
So ch'io lo presi e lo serrai qua solo,
Chè gnun potea vedermi o dar fastidio;
Non so s'io sono il Grasso Legnaiuolo(852)
A queste metamorfosi d'Ovidio,
Che sono in ver meravigliose e stranePoichè un romito mi diventa un cane.
81.
Cane infelice, povero Melampo,
Che netto qua tenei(853) quanto si scerne!
Chi più farà la guardia al mio bel campoAdesso che t'hai chiuse le lanterne?
Io ho una rabbia addosso ch'io avvampo,
Con quel vecchiaccio barba d'Oloferne(854)
Che al certo fatto m'ha così bel giuoco;
Che dubbio? metterei le man nel fuoco.
82.
Oimè! le mie stoviglie e il vin di Chianti(855)
Ch'io tolsi in dar la caccia a un vetturale,
A cagion di quel tristo graffiasantiIn un tempo e versato e ito male.
Giuro al ciel ch'io non vo' ch'ei se ne vanti;
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Grasso Legnaiuolo Ovidio Melampo Oloferne Chianti
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