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      Poi si sberretta in termin di creanza.
     
      103.
      E dice ch'egli è il padre della sposa,
      E che di lui non abbiano spavento;
      Perch'egli omai scordato d'ogni cosa,
      L'antico sdegno totalmente ha spento.
      Anzi, come persona generosa,
      Vuol dare agli sponsali il compimento,
      Ch'è quello che la sposa abbia la dote,
      E che non vadia a marito a man vote.
     
      104.
      E perchè qualsivoglia donnicciuolaPorta la dote ed il corredo appresso,
      Acciocch'in quella casa la figliuolaPossa mostrar d'aver qualche regresso(868),
      Nè che(869) gli abbian a aver quel calcio in golaChe un picciolo nè anche v'abbia messo,
      La vuol dotar conforme al grado loroCon quel gran monte di bei pomi d'oro.
     
      105.
      Gli sposi allor brillando con Brunetto
      Gli rendon grazie e fan grata accoglienza;
      Ed ordinato un grande e bel banchettoReiterâr le nozze in sua presenza.
      Ed egli poi al fin con ogni affettoRiverì tutti e volle far partenza,
      Lodandosi del furto del romito,
      Che sì grand'allegrezza ha partorito.
     
     
     
     
     
      OTTAVO CANTARE.
     
     
      ARGOMENTO.
     
      Dalle sue Fate Paride vestito,
      Vede la galleria di quell'albergo:
      D'un'avventura grande è poi avvertito,
      E appresso ha un libro che non parla in gergo,
      Con una spada d'un acciar forbito;
      Ond'ei piglia licenza, e volta il tergo.
      Vien Piaccianteo condotto al generale,
      Che non gli volle far nè ben nè male.
     
     
      1.
      Vorrei che mi dicesse un di costoroChe giostran, tutta notte per le vie,
      Che gusto v'è; perchè, a ridurla a oro(870),
      Non v'è guadagno e son tutte pazzie;
      Poichè, lasciando ch'e' non è decoro,
      L'aria cagiona cento malattie.
      Mille disgrazie possono accadere,


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





Brunetto Fate Paride Piaccianteo