Chi tratta più di guerra or trova inciampo,
Perchè nell'allegrezze ognun si tuffa:
Fassi in corte il convito, e poi, dal vinoRiscaldati quei principi, il festino.
1.
La guerra che in latino è detta bello,
Par brutta a me in volgar per sei befane;
Non ch'altro, s'e' comincia quel bordello(959)
Di quell'artiglierie che son mal sane,
E ch'e' non v'è da mettere in castello(960),
E stenti(961) poi per altro com'un cane,
Senz'un quattrìno e pien di vitupero(962);
Ditelo voi se questo è un bel mestiero.
2.
E pur la gente corre, e vi s'accampaOgnun, per farsi un uomo e acquistar gradi,
Quasi degli uomin colà sia la stampa,
Mentr'il cavarne l'ossa avviene a radi.
Là gli uomin si disfanno, e chi ne scampaHa tirato diciotto con tre dadi(963);
E pria ch'ei giunga a esser caporale,
Mangerà certo più d'un staio di sale.
3.
Sícchè e' mi par ben tondo ed un corrivo(964)
Chi può star bene in casa allegro e sanoE lascia il proprio(965) per l'appellativo,
Cercando miglior pan che quel di grano.
Ce n'è un'altra ancor ch'io non arrivo(966),
Ch'è quell'assalir un coll'armi in manoChe non sol non m'ha fatto villania,
Ma che mai viddi in viso in vita mia.
4.
Orsù, cerchi chi vuol battaglia e risseE si chiarisca(967) e provi un po' le chiare;
Che s'io credessi farmi un altro Ulisse,
L'armi perciò non m'hanno a inzampognare(968).
Ognuno ha il suo capriccio, come disseQuel lanzo che volea farsi impiccare;
Però mi quieto, ma perch'ora bramoMostrarvi il vero, attenti e cominciamo.
5.
Sorge l'aurora, e come diligenteSpazza le stelle in cielo e fa pulito;
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Ulisse
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