Ed essa gode ed utile ne strappa;
Perchè quel che tra l'ugna un tratto pigliaEgli è miracol poi se più gli scappa;
Ond'ella spesso, che lo tiene in briglia,
Lo tira su con qualche bella cappa,
Con qualche ciarpa o qualche pennacchiera.
E, così gli riesce di far fiera.
21.
Quand'una volta lascialo calareDinanzi al busto di Grazian Molletto
Che fu dì posta per ispiritareQuel pelliccion vedendo intorno al petto
La bestia intanto salta, e dal collareTutto prima gli straccia un bel giglietto(993);
Di poi si lancia e al capo se gli serra,
Sicchè il cappello gli mandò per terra.
22.
Non sa Grazian, che diavol si sia quello;
Pur tanto fa, ch'al fine ei se ne sbrigaEd alza il viso per farne un macello.
Ma vedendo il rigiro e ch'ei s'intrigaCon dame, vuol cavarsi di cappello;
Ma perch'il micio gli ha tolto la briga,
La dama accivettata(994), anzi civetta,
Lo burla che gli è corsa(995) la berretta,
23.
Ed ei che da colei punger si sente,
Onde al naso lo stronzolo gli salePerde il rispetto e quivi si risente
Con dirgli mona Merda e ogni male.
Va in questo all'aria un gran romor di genteChe a terra scende a masse dalle scale,
Fiaccate e rotte anch'esse dagli spruzzoliDi pietre che ancor grattano i cocuzzoli(996).
24.
Chi boccon, chi per banda e chi supinoGiù se ne viene e fa certe cascate,
Che manco le farebbe un Arlecchino
Quand'in commedia fa le sue scalate.
Sicchè, se innanzi fecero il fantino(997),
Le brache in fatti(998) gli eran poi cascate;
E infranti e pesti andando giù nel fosso,
Hann'oltre a questo nuove scale addosso.
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Grazian Molletto Grazian Arlecchino
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