(Biscioni)
(489) FÀTTI CAPANNA. Diventa capacissimo, sì che si possa insaccar sempre.
(490) DIMENAR LE DITA ecc. Lavorare, per mangiar come lupi.
(491) PARTITO VINTO. Determinazione presa irrevocabilmente.
(492) PER NEMMEN. Anche solo a sentir me che lo nomini.
(493) IL BARTOLI, Cosimo, fu un reputato ingegnere.
(494) S'EGLI È IN VALIGIA. Se è in collera.
(495) COMPRARE IL PORCO. Andarsene senza dire addio, come fa chi, nel comprare, inganna il venditore; che se ne va subito, per paura di essere richiamato a rivedere i conti.
(496) SMANNORO: Si dovrebbe dire Ormannoro. Campi Ormannorum, erano certe pianure vicine a Firenze possedute dagli Ormanni.
(497), A RIVEDERCI ecc. È il saluto di congedo attribuito alle volpi, di cui si dice che tutte finiscono in pellicceria.
(498) SCACIATO. Scornato, deluso.
(499) RIGIRO. Il fuoco artifiziato.
(500) IL CONTO. Questa parola non aggiunge nulla al tirare innanzi; ma, dice il Minucci, l'uso nato da quei che tengono i libri di debitori e creditori, ci obbliga a dir così.
(501) DIACCIATO qui vale serrato. Vedi c. III, 3.
(502) RAPINA. Rabina, rabbia
(503) DICEVO ecc. Brontolavo imprecando.
(504) CHIOSA. Punto, iota, acca.
(505) ZEZZA RICADÍA. Ultima noia, molestia.
(506) PÒRRE IL FIASCO. Vedi c. I, 76. Ma qui credo che pôrre sia contratto da porgere e non da ponere. Di questi forami o finestrini da porgere il fiasco a chi va a comprare il trebbiano (vino qualunque) dai privati, se ne vede ancora moltissimi nelle case e fin nei palazzi di Firenze.
(507) A SGRAFFIO o graffito si dipinge con un ferro acuto nell'intonacatura fresca dei muri.
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