Perciò questo fenomeno è più curioso di niente, di qualsiasi altra cosa.
(913) PERCHÈ SI ROMPE ecc. La lezione più comune di questo verso è: Per timor che si rompa qualche vetro. Si è creduto però di preferire quella dell'edizione di Finaro, perchè è assai più bizzarro e spiritoso il dire che il cristallo si rompa giusto come il vetro.
(914) E QUESTA. L'e qui è semplicemente enfatica. Si può toglierlo, e il senso corre egualmente.
(915) TIRÒ LE QUOIA. Vedi c. IV, 20.
(916) PARECCHI può usarsi con nomi maschili e femminili.
(917) CERNECCHI. Capelli pendenti dalle tempie. Qui, Parrucca.
(918) REGRESSO, Azione, dritto. Vedi c.VII, 104.
(919) PRONUNZIÒ. Pare che la Credenza stessa parli: seppure non si sottintende la fata che ora aveva l'occhio, i denti e la parrucca.
(920) IL CASTAGNACCIO, pan di castagne, se non sia assai bene condito, è tutt'altro che un boccon ghiotto.
(921) BOMBOLE. Vasi di vetro da mettere il vino in fresco.
(922) I CIECHI DI BOLOGNA. Ci vuole un soldo per farli cantare, e due per farli chetare.
(923) PARIONE è una strada di Firenze dove soleano giocare a palla e a pillotta.
(924) NON LA SALDÒ. Non la finì con lui.
(925) STRACCARE IL TERZO E IL QUARTO. Pregare con grande insistenza questo e quello perchè ci renda un servigio.
(926) ALLA MAZZA. Alla sua rovina in un agguato.
(927) TENERE IL SACCO. Esser complice.
(928) PIAZZE MORTE. Qui, Cicatrici e margini senza capelli.
(929) ONDE. Per la qual tosatura si scopersero quei luoghi trincerati quelle margini alle quali rodevan si bene gl'insetti.
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