(1098) FRACCURRADO. Fantoccio, burattino.
(1099) BUE, di cenci ch'io mi sono.
(1100) INGENITO, Istinto.
(1101) ASSILLITI. Punti dall'assillo, inveleniti.
(1102) UGUANNO. Unguanno, quest'anno. Vedi c.VI, 92.
(1103) ENNO. Sono. I contadini di Toscana l'usano sempre.
(1104) LEVAR DA TAPPETO. Levare dal supremo magistrato; levare di dignità, da qual si voglia luogo; levar dal mondo.
(1105) A BRIGA, A pena, appena.
(1106) NIMO. Niuno. Vedi c. VII, 89.
(1107) SOCCIO. Bestiame che si dà al contadino per fare a mezzo.
(1108) LIVIRITTA. Ivi. Costui parla contadinescamente.
(1109) GOCCIOLONE. Baccellone, bacchillone, pinchellone, balordo.
(1110) SI SPOGLIA. Si mette in maniche di camicia.
(1111) ALLA CESTA. Come il porco va alla cesta ov'è la ghianda.
(1112) DÀ FESTA. Li licenzia; dal maestro che dà festa, vacanza agli scolari.
(1113) FA FAGOTTO di ciò ch'è in giuoco, cioè palloni, bracciali ecc.
(1114) FAN CONTO ecc. Non badano, non curano. Dice il Minucci che questo modo può avere avuto origine dalla trascuranza con cui accoglievano i Fiorentini l'imperadore greco Giovanni Paleologo dopo che la vista di lui si fu resa familiare, e forse, dopo che, mancatili i danari, non compariva più così pomposo.
(1115) IL PODESTÀ DI SINIGAGLIA comandava, e faceva da sè.
(1116) LEGACCE delle calze.
(1117) FRAGOR. Alla fragranza di così fetente concia.
(1118) SI DÀ A' CANI. S'arrabbia.
(1119) COME UN GENOVESE. V'era una compagnia di Genovesi in Firenze che, la sera del Giovedì Santo, s'andava processionalmente disciplinando a sangue.
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