E questo in risposta ad un altro egregio scienziato, il Tamburini, che non ricordando come nel mio Uomo di Genio abbia pur tentato ricerche e studi su Kant, Darwin, Galileo, e accenni sulla vita di Dante cavati dalle sue parole e dal suo poema, che sono i soli documenti più intimi e più sicuri della sua biografia, i soli ad ogni modo che ci restino, mi obbietta (Illustrazione Emiliana, Aprile 1900), e con lui Adolfo Padovan (I figli della Gloria, 1900), che per sostenere la tesi della nevrosi degenerativa del genio, io vada a cercare quei geni unilaterali (e sarebbero ad ogni modo geni), che furono realmente nevrotici, come Tasso, Poe, Rousseau, Lenau, ma non mi attenti di affrontare l'analisi di Leonardo da Vinci, di Darwin, di Galileo, di Kant e di Goethe, che offrono insieme il più saldo equilibrio congiunto alla più alta potenza intellettuale.
Perciò di costoro cercai di tracciare la psicopatologia; non di tutti, essendovene pure alcuni della cui vita psicologica manca completamente ogni dato, o perchè trascorsa ignorata da sè e dagli altri, o perchè invasati dell'arte non si preoccuparono un solo momento di sè stessi; tali furono certo, malgrado i numerosissimi lor lavori, Aristotile e Leonardo da Vinci, del quale anche la recente ed eruditissima memoria del Solmi, pur spilluzzicando nei numerosi manoscritti ogni minimo accenno, non riesce che a confermare il mancinismo e forse l'omosessualità: e a dimostrare una eccessiva curiosità nell'arte e nella scienza, un amore così morboso, così, direi, impulsivo del vero e del bello, da non lasciargli finire quasi alcuna opera grande per il piacere di studiarne sempre una nuova.
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