Contro il costume dei buoni operai d'ogni tempo e paese, specialmente della Liguria, tenaci nel lavoro ed amanti della quiete e della stabilità, egli girava continuamente, vendendo e comprando terreni, locando talvolta al venditore il podere comprato, e terminando qualche volta con non pagare i creditori e lasciarsi strappare a pezzi e bocconi la dote che doveva alla propria moglie.
Il figlio suo, il grande Colombo, da giovane non dimostrò nulla di geniale: era, anch'egli, lanaiuolo, anch'egli commerciante in piccolo, e poco fortunato, di vini e formaggi.
Nel 1470, a 24 anni circa, si fece capitano di una nave mercantile che trasportava vini; più tardi, pare, pirata; né potè attendere (checché si pretenda da male informati biografi) ad altri studi che a quelli a cui poteva accedere un povero operaio di quei tempi nelle scuole popolari di Genova o di Savona, certo inferiori alle moderne, che pure valgono sì poco. Navigò molto; ed apprese mirabilmente la tecnica marinaresca; sbarcato in Portogallo, dopo un naufragio, v'intese discorrere, con molta precisione di dati, da un Fiorentino, del progetto del Toscanelli, già noto alla Corte portoghese, di raggiungere per la via di mare, e movendo da ponente, quelle terre d'Asia alle quali i Portoghesi ostinatamente cercavano un passaggio lungo la costa occidentale d'Africa; si entusiasmò del progetto, scartato da quel Governo per gli errori di cui era infarcito e si mise in comunicazione (dandosi, si badi bene, per Portoghese) col suo autore, Paolo Toscanelli, fiorentino.
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