Quanto a lui Beccaria, era abulico, molti giorni restava inerte senza pensare, senza leggere, stanco, annojato, fin le lettere intime faceva scrivere dagli amici. Lasciò incomplete quasi tutte le sue opere, a 32 anni abbandonò ogni studio, come più tardi Manzoni che in 88 anni di vita non ne occupò che 35 come scrittore; fu dimostrato che aveva allucinazioni, e idee megalomaniache persecutive, e strane fobie; tremava, anche giunto in età matura, per paura dei folletti e delle streghe; dormiva in un'amaca appesa al soffitto per sottrarsi agli spiriti. Avea paura del bujo, dei birri del S. Uffizio, egli che con audacia sì grande avea proclamati nuovi veri; e dopo aver combattuto la tortura nei libri, ad un primo sospetto di furto la fece applicare ad un suo servitore; risoltosi dopo molta esitanza ad andar a Parigi, dopo 30 miglia vuol ritornare a casa; - giustamente nota Villari in proposito
tal timidezza in un uomo così ardito nell'idea essere assai strana". - S'aggiunga: che egli, grande filantropo nei libri, è senza cuore col padre, col fratello, coi figli, coi poveri, cogli amici, e colla stessa moglie di cui era gelosissimo e che pure, pochi mesi dopo morta, sostituì(35); proclive ai più strani paradossi, scrive, per esempio, che egli dà dei consigli per riescire, scrivendo, saggiamente pazzo.
Manzoni. - È curioso qui(36) e colpì Graf, come Cantù, come Bellezza, la strana somiglianza tra il Beccaria e il Manzoni; ambidue appassionati del nuovo, ammirarono da giovani gli enciclopedisti, ambedue dopo aver amata pazzamente la moglie, passano rapidamente alle seconde nozze, e ambidue abbandonano l'amico più intimo senza una causa chiara; ambidue combattono il classicismo nello stile; e l'uno da scienziato divien letterato, l'altro da letterato diviene scienziato.
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