Ambidue lasciano incomplete quasi tutte le opere; a mezzo il cammin della vita, ed anzi prima abbandonano ogni studio; ed ambidue mostrano molto scarsa affettività, mancanza di senso comune, di volontà e quindi incapacità di amministrare, e lentezza nell'elaborare; e in tutti e due predominò la paura senza causa, e la timidezza nella vita pratica, in contrasto all'audacia del pensiero e all'amore del paradosso.
Strano effetto dell'eredità e anche insieme dell'analogia nelle condizioni della vita.
Giulia. - Quanto alla madre di Manzoni, Giulia Beccaria, già accennava Foscolo nelle sue lettere esser essa considerata pazza da molti degli amici di casa; certo nata da madre corrottissima, calunniatrice del fratello e bisbetica(37), Giulia sposata, pare contro sua inclinazione, giovane, a un marito frigido e vecchio, se ne stancava subito, né lo rivide nemmeno al momento della morte; si innamorava dell'Imbonati che accompagnò a Parigi e da cui ebbe poi una pingue eredità; pure a lui ancor vivente diede per successore o meglio per associato il Fauriel, che ella soleva chiamare Divino; poco curante, nei giovanissimi anni, del figlio lo abbandonò prima in mani mercenarie; e poi per nove anni in pessimi collegi: univa alla scorrettezza dei costumi il bigottismo, specialmente per una certa Madonna di S. Carlo, di cui, sul serio, credeva aver sperimentata la protezione; aveva morbose paure di mali e pericoli immaginari; per tema di ammalarsi lontana da un medico non istava a Brusuglio, e conservò nella vecchiaia le vesti e le mode della gioventù. Orgogliosa del nome paterno, sottaceva il cognome coniugale e lo dissimulò fino nell'epitaffio; ove volle si incidesse: "A Giulia Beccaria - figlia di Cesare - madre di Alessandro Manzoni"; fino nel testamento (sì poco era previdente) fece legati che assorbivano tutti i suoi beni.
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