. Un'altra di diverso genere, gli viene dalla paternale di Federico.
Alla calata dell'esercito alemanno, ha una paura classica; rifugiatosi presso l'Innominato, circa la conversione del quale ha ancora i suoi timori, il pensiero d'esser colto in una battaglia gli mette addosso "uno spavento indistinto, generale, continuo", così da farsi dire da Perpetua che ha "paura anche di essere difeso ed aiutato".
Si direbbe insomma che il Manzoni si sentisse attratto in modo speciale da quelli tra i fatti umani in cui predomina questo sentimento. La storia della Colonna Infame è una serie d'atrocità e di terrori che si alternano e si collegano l'un l'altro. "Bisogna dire che il furore soffocasse la paura, che pure era una delle sue cagioni." I motivi che condussero i giudici a procedere così iniquamente, egli osserva, furono appunto "la rabbia resa spietata da una lunga paura... il timore di mancare a un'aspettativa generale... di parer meno abili se scoprivano degl'innocenti, di voltar contro di sè le grida della moltitudine... il timore fors'anche di gravi pubblici mali che ne potessero avvenire".
Le cause e gli effetti molteplici della paura, le varie forme e manifestazioni, nonchè la natura specifica di essa, trovano la massima illustrazione nell'opera manzoniana. È magistralmente descritto il combinarsi di essa con altri sentimenti; così don Abbondio s'accorge della gran collera che aveva in corpo, e che era stata fin allora "nascosta e involta nella paura"; il conflitto di perplessità e di terrori nell'animo di Don Abbondio; lo stato d'animo nell'intervallo; l'irragionevolezza e il carattere paradossale del sentimento stesso.
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