Ma gli è che a lui medesimo non si mostrava ben chiara l'indole del suo male, ch'era tutto interiore; e ne cercava le cause fuori di sè, nell'opinione pubblica, che pure lo accarezzava con tanta parzialità, che sarebbe stata bastevole ad appagare qualunque più superba ambizione; nella fortuna, che in effetto non gli fu mai matrigna; nella sentina Avignonese, dove in sostanza egli stava perchè gli piaceva e gli conveniva di starvi.
Abulia. -... "Da ciò infine gli abbattimenti, spesso confessati fin dalla sua giovinezza, e la mancanza d'energia nel mantenere i propositi, anzi la perpetua irresolutezza fin nel concepirli. Tante volte si mette in cammino per un lungo viaggio, non senza aver preparato gran bagaglio e fatti tutti gli allestimenti necessari a non breve assenza; nullameno per il più piccolo accidente, o torna indietro, o muta direzione, o scappa via appena giunto.
E confessa egli stesso di soffrire assai per questo suo perpetuo dibattersi nell'incertezza, alla quale talora gli riesce di sottrarsi, non tanto perchè con un atto energico della volontà abbia saputo prendere coscientemente una ferma deliberazione, quanto perchè sì grande è in lui l'angoscia dello stare un pezzo in fra due, che si risolve una buona volta, non per altro che per uscirne e provare il sollievo proprio di chi non ha più il rovello di pensarci su. Ma non sempre l'espediente gli giova, perchè continua ad essere posseduto da un'agitazione, da un'irrequietezza indomabile, per la quale rassomiglia sè stesso ad "un malato che si rivolta per il letto senza trovare riposo", e confessa di essere sempre in lotta con sè medesimo "come se la sua volontà fosse divisa in due parti contrastanti l'una all'altra", e si compiange come sopraffatto dalla difficoltà di tutte le cose e spesso costretto a "porre tutto da banda e possibilmente nel dimencatoio", appunto, e soltanto, per non aver l'energia di appigliarsi ad un partito". - È proprio completa l'abulia del melancolico.
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Avignonese
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