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      Par difficile credere che in ciò non sia un che di suggestivo; comunque, il fatto sta che da quando egli lascia Bologna nel 1326 a quando riceve nel 51 la visita del Boccaccio (ed egli dice che fu il 6 aprile) a quando fa nel '73 il suo testamento, il mese d'aprile è quello che ritorna più frequentemente nel complesso delle sue memorie
      ; come insieme al Maggio, Giugno e Luglio vedemmo il mese che corrisponde al maggiore numero delle creazioni geniali (V. mio Uomo di Genio, VI ed.).
     
      Vanità. - "Senza dubbio la debolezza francamente confessata di volersi dare a credere più giovane che non fosse, di guastarsi la fronte a furia di scottature per arricciarsi i capelli, di storpiarsi i piedi per portare calzari stretti, di nascondere, aggiungo io, il difetto del piede zoppo rivelatoci dal Canestrini dopo 500 anni, ci mostrerebbe un animo assai pieghevole alla vanità, anzi alle piccole vanità. Quando poi si leggono nell'epistolario gli accenni ch'egli fa, tra il modesto ed il pretensioso, agli elogi ed onori che gii vengono tributati; quando esprime talvolta con ingenuità e talvolta con sicumera il desiderio di essere conosciuto e lodato, e il sentimento del proprio merito, anzi della propria grandezza, si direbbe che anche la vanità, la grande vanità, entri per qualche poco nell'indole sua. Nè si dette pensiero di dissimularla. Fu ingenuità o inconsapevolezza? Quando si ricorda quella curiosa letterina da lui indirizzata a Francesco dei Santi Apostoli circa il tardato arrivo del vescovo Acciaiuoli, c'è da pensare all'inconsapevole vanità dell'orgoglio esagerato.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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