(Finzi).
Ho tracciato questa monografia sulla falsariga di un egregio letterato estraneo, se non avverso alla mia scola - perchè sia più sicuro il lettore sull'imparzialità della conclusione, che è completamente conforme a quella che essa darebbe.
PASCAL(46)
CAPITOLO I.
Eredità.
Della famiglia di Pascal si conoscono solo: il padre, un po' superstizioso, e credente nelle streghe; una sorella, Gilberta, impressionabile, suggestionabile, che divenne devota a 26 anni, e morì di morte subitanea a 67; un'altra sorella, la Jacqueline, che ebbe un certo ritardo di sviluppo fisico, sicchè dimostrava sette anni a nove, ed otto a tredici, ed a quindici anni giocava ancora con la bambola; in essa il Binet-Sanglé(47) riscontra ragionamenti falsi, emotività eccessiva, grandissima suggestionabilità. "Sotto all'influenza famigliare, anch'essa divenne bigotta"; verso i ventiquattro anni si sottomise ad una tale astinenza, da perdere le forze e da giungere al punto di non poter più digerire la razione normale di cibo; sì grande era la sua emotività che le persecuzioni contro Port-Royal e il consenso accordato dai Giansenisti alla firma d'un formolario contrario alla sua fede, la immersero in una tristezza "alla quale" scriveva "io sento bene che dovrò soccombere, se io non avrò la consolazione di vedere almeno qualcuno rendersi volontariamente vittima della verità".
V. Cousin, che nota l'analogia della sua con la vita di Pascal, racconta pure che a tredici anni ella benediceva al vaiuolo, il quale, deturpandole il volto, la rendeva più degna di Dio.
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