Gli dimandai come stesse, ed egli mi strinse la mano e mi guardò di traverso, e quasi fuggì fremendo come una belva. La più parte del mondo, che non può comprendere il sublime, e la necessità di un'azione che non sa, o non deve fare, diè nome di pazzo al povero giovane." In una lettera del marzo '59 al Carletti, il Guerrazzi racconta come suo cugino Pietro, "sdegnato della viltà del tempo, si fracassava la testa di una pistolettata, sollecitava lui con lettera scritta poco prima di morire, a imitarlo."
CAPITOLO II.
F. D. Guerrazzi.
Da tutto ci risulta evidente quanto l'eredità morbosa predomina nella famiglia del Guerrazzi: lipemania, alterazioni del tono sentimentale, della volontà, del senso morale, delirio orgoglioso, e in genere, tendenza alle monomanie, indole inquieta, violenza e impulsività, epilessia psichica etc. sono tutti caratteri patologici che in Francesco Domenico si ripetono e si svolgono contemporaneamente alla genialità.
Ma prima di cominciare a parlare di Francesco Domenico, conviene avvertire non doversi accettare a occhi chiusi le testimonianze di lui: preoccupato sempre di ingigantire la propria figura (come vedremo poi, parlando della sua mania di grandezza), egli esagera, in tutto ciò che a lui si riferiva, le proporzioni e le tinte, giungendo spesso a falsare del tutto la verità. Premesso ciò, e riservandoci di vagliare caso per caso le sue affermazioni, quando alla realtà delle cose ci risultino non conformi, passiamo a considerare in lui lo svolgimento dei caratteri patologici.
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