L'ostinazione nelle proprie idee egli attribuisce parte all'eredità, parte all'educazione paterna: "Di famiglia tiro al cocciuto, scrive al Mongini, e credo sia utile trovarmi così." E nelle Memorie al Mazzini narra che avendolo il padre abituato rigido osservatore dei proponimenti fatti, che son parole date a se stesso, imaginato un disegno "dichiaro a me stesso: così ho fermo e così farò. Allora il fine diventa fatale, aut Caesar aut nihil; o toccare il fondo o restare per la strada; indietro mai". E a conferma, racconta che una volta, d'inverno, gli venne in testa d'andar a vedere un convento in fondo a una valle. Cominciò la neve, il cavallo sdrucciolava, e scendeva la sera buia e fredda. "Una voce dentro mi sussurrava: È me' che tu ritorni, - quando hai deliberato andare, nessuno ti ha udito, e la tua parola non ti lega con anima viva. All'opposto un'altra voce rispondeva: oh! tu sei nessuno? Tu v'eri e basta". Lasciò il cavallo da un contadino; e a piedi, tremando pel freddo, aiutandosi con mani e piedi, giunse infine al convento, ove si pose a leggere le iscrizioni. "Il guardiano penso mi giudicasse alienato di mente". Poi a gran fatica tornò a notte fatta dal contadino e rimontò in sella. Il cavallo avendo il freno male acconciato, si imbizzarriva; era buio pesto e la strada pericolosissima; non ostante volle proseguire e infine giunse a casa dove nessuno l'aspettava.
Impulsività e contraddizioni. - Se non che, per un contrasto che può parere, ma non è, strano, accanto a questa ostinazione nelle proprie idee, ritroviamo in lui quella mobilità ed esplosività del carattere così frequente negli epilettici(57) e che lo trascina alle contraddizioni più strane.
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