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      Aveva bisogno di accusare qualcuno e pronunziava parole orribili, minacce furibonde(74). Si alzava a un tratto dalla poltrona, misurava la camera a lunghi passi e cadeva svenuta.
      Una volta andai da lei: era seduta e pareva calma, ma il suo sguardo mi colpì, gli(75) occhi spalancati, avevano un che d'indefinito, di ebete quasi: li fissò su di me e pareva non mi vedesse. Le sue labbra si socchiusero lentamente, sorrise, e disse con voce affettuosa, commovente:
      Vieni qui, angelo mio, avvicinati". Credetti che parlasse a me e mi accostai; non era me che vedeva, ma la madre defunta.
      Mi immaginavo che non esistesse nulla, nè nessuno al mondo, che gli oggetti non erano realtà, ma delle apparenze evocate da me nel momento in cui fermavo su di loro la mia attenzione e che svanivano quando appunto cessava di pensarci. C'erano dei momenti nei quali, sotto l'influenza di questa idea invadente, giungeva a un tal punto di smarrimento che tutto ad un tratto mi voltavo indietro nella speranza di scorgere all'improvviso il nulla, là ove io non era!
      Era un'ossessione.
      Presentò anche fenomeni di paramnesia come si può rilevare dal passo seguente:
      Provai improvvisamente una strana impressione. Mi parve che tutto quello che mi capitava in quel momento fosse la ripetizione di ciò che era avvenuto un'altra volta: allora come oggi, pioveva, il sole tramontava dietro le betulle, lei leggeva; guardandola, la magnetizzavo, lei alzava gli occhi....
      Tralascio altre bizzarrie, anomalie del sentimento e della sensibilità, che si potrebbero spigolare ancora, specie nei capitoli che trattano dei suoi amori precoci e delle sue amicizie, per venir subito all'esame di fatti ben più importanti, per la diagnosi della nevrosi di Tolstoi.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





Tolstoi