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      Egli stesso confessa che le sue emozioni per cose inadeguate, come per l'esame soddisfacente di un giovinetto, "arrivano facilmente sino alle lagrime, se io non mi contengo attentamente".
      Fu singolarmente precoce. Sotto le apparenze di una natura infantile e malaticcia, all'etą di sedici anni, aveva, digią, a quanto dicono i suoi compagni, la ragione e la maturitą di un uomo: a 21 anno diventa collaboratore del "Saint-Simon" e scrive quei celebri opuscoli, ricchi di cognizioni e di osservazioni profonde, in cui č il piano di tutte le sue concezioni posteriori. Se non che la coscienza smodata di sč si tramuta in delirio di grandezza. "Dalla sua giovinezza alla sua morte, scrive Dumas, Comte sogna nientemeno che di riformare il mondo; e difatti egli ebbe l'orgoglio di tutti i riformatori". In questo sentimento vi č un dettaglio patologico; egli arriva ad assommare in sč la potenza indagatrice di Aristotile e quella costruttiva di San Paolo, a credersi papa dell'umanitą rigenerata da lui, e come tale agisce scrivendo brevi, impartendo i suoi nuovi e singolari sacramenti, decretandosi un trionfo ed un Pantheon. Il suo linguaggio č quello di cui ridonda la letteratura psichiatrica dei mattoidi e dei deliranti; egli parla spesso "di una missione affidatagli dal complesso dei destini umani", oblia la propria personalitą normale e trasforma sč stesso in un simbolo, in un categoria.
      E alla megalomania si aggiunge la mania di persecuzione: egli non manca di esagerare l'importanza delle animositą che egli sollevava: egli crede troppo facilmente alle cospirazioni del silenzio attorno al suo nome; ed attribuisce ai suoi avversari lo strano progetto di farlo ricadere, con le loro persecuzioni, (mentre non ve n'era bisogno) in una crisi mentale analoga a quella del 1826.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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