Di Passanante sappiamo quante risme di carta vergasse, e come egli desse più importanza alla pubblicazione di una insulsissima lettera, che alla sua propria vita.
Qualche volta le loro stramberie e' si accontentavano di scriverle e stamparle senza diffonderle al pubblico; eppure credono che esso le debba conoscere.
In questi scritti, oltre ciò, si nota che lo scopo è o futile, o assurdo, o in perfetta opposizione col loro grado sociale e coltura; così un prete deputato tira giù ricette pel tifo; due medici fanno della geometria ipotetica e dell'astronomia; un chirurgo, un veterinario ed un ostetrico dell'areonautica; un cuoco fa dell'alta politica; un carrettiere della teologia.
È notevole che in quasi tutti, Bosisio, Cianchettini, Passanante, Mangione, De Tommasi, ecc., le convinzioni esposte nei loro scritti sono tenacissime, profonde, ma non fervide, sicchè non dan luogo al delirio di azione se non per eccezione, e quando vi si associa l'estrema penuria; e sono di tanto più prolissi e assurdi nello scrivere, di quanto sono sensati e succosi nel rispondere; si vedono respingere, solo a monosillabi, le obbiezioni, salvo a sfogarsi più tardi in chilogrammi di carta, e comportarsi, nel rispondere a voce, con tal buon senso, da far credere, ai meno dotti, per savie le loro fantasticherie.
Il guardiano è la vera sentinella del popolo e governo, la libertà, la circolazione della stampa
, è sentenza di Passanante, che sembra una logomachia, ma egli la spiega ai periti con questi termini: "La libertà della stampa, la libera circolazione dei giornali costituiscono la sorveglianza dei diritti del popolo.
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