E fe' suonare la tromba, e li condusse, avendo alla sinistra il figlio Lorenzo, là dove il Colonna era stato ucciso, e con l'acqua tinta nel suo sangue ne asperse il figlio, sentenziandogli: D'ora in poi tu sarai il cavaliere della vittoria. E volle che ogni capitano gli battesse colla spada nelle reni, e finì la cerimonia tristamente burlesca con un discorso: "Ricordatevi, ciò che ora io feci ci accumuna a voi soli ed a noi appartiene".
Atti e parole che anche in quell'epoca selvaggia apparvero così barbari e pazzi a quei suoi Cavalieri sacri, com'egli li chiamava, ch'ei non vollero più portar l'arme per lui; e da quel momento comincia da una parte la sua manifesta pazzia, dall'altra il disprezzo di tutti gli onesti, espressogli fieramente fin dal Petrarca in una lettera notissima al pubblico (v. s.).
Ed ora si comprende perchè egli fosse così tenero dei titoli pomposi fin dalle prime sue armi: che appena egli incominciò ad adoperarsi per le vedove, si facesse chiamare loro console, e non iscrivesse fin d'allora che con una penna d'argento; come questo Console delle vedove, appena tornato da un'ambasciata ad Avignone divenisse Console Romano, che è ben altro; e declamasse cinto di un berretto trapunto a corone; come dopo ottenuto il trionfo dell'acclamazione popolare, si facesse chiamare prima Tribuno, poi Tribuno Clemente e Severo, non badando alla contraddizione, pur di ricordare Severino Boezio, di cui aveva adottato anzi lo stemma; e poco dopo (giocando nuovamente con quelle omonimie che sono si care agli alienati ed ai citrulli, sulla sua nomina in AGOSTO), Tribuno Angusto (Gregorovius, volume 6°, pag.
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