E ora timido, ora feroce, passava dall'uno all'altro eccesso.
Lo si vedeva ora ridere, ora piangere quasi nel medesimo tempo e senza una causa legittima: i suoi accessi di gioia erano seguiti da sospiri e da lagrime.
Epistolario. - Ma è sopra tutto dalle lettere che appare tutto il suo genio e più la sua pazzia.
Le lettere di Cola da Rienzo eran cercate ed accolte con singolare curiosità quasi cadessero (gli scrive il Petrarca più volte) giù dagli antipodi o dal mondo della luna, e di lui si possiedono quattro epistolari: a Mantova, a Torino (22 pagine fitte), a Parigi, a Firenze (autografi questi), pubblicati e ripubblicati dal Gaye, dal De-Sade, dall'Hobbouse, dall'Hoxemio, dal Pelzel, dal Papencordt (14); e che basterebbero da soli a darcene la diagnosi.
E non ve n'è infatti quasi una che non porti una impronta o di una vanità morbosa, o di quei giochetti di parole e di quelle ripetizioni di cui si dilettano specialmente gli alienati.
E prima di tutto la loro grande abbondanza in un'epoca in cui sì poco si scriveva.
Quando, dopo la sua prima fuga, si saccheggiò il Campidoglio, ove risiedeva, ciò che più sorprese chi penetrò nel suo ufficio fu la massa delle lettere cui egli aveva abbozzate e non ancora spedite: ed era noto come i moltissimi scrivani da lui arruolati non bastavano alla fatica delle sue dettature, come che egli mandasse corrieri su corrieri, non solo alle repubbliche amiche, ma anche ai potentati indifferenti o sdegnosi, come il Re di Francia, che gli rispose per beffa col mezzo di un arciere, qualche cosa di simile ad una guardia di P. S., e come i Signori di Ferrara, di Padova, di Mantova che gli rimandavano le sue lettere.
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