Io ebbi già cura, scrive, d'informare la Vostra Santità della grazia eccellente e del dono prezioso che il padre delle luci fece discendere il giorno di Pentecoste ultimo sul vostro popolo romano per fargli intravvedere con un raggio del suo splendore e fargli abbracciare la libertà nell'unione e il santo bacio della pace e della giustizia.
È in grazia dello Spirito Santo, d'onde la mia amministrazione prese origine e stabilità, che la destra del Re dei Re ridusse sotto la mia obbedienza tutti i grandi, i tiranni, i principi della città così meravigliosamente e in così poco tempo, che sarebbe stato difficile ed anche impossibile a qualunque altro, non dico d'intraprendere questa grand'opera, ma di formarne il pensiero e l'espressione; è ora la clemenza, ora la forza, ora la virtù, ora l'assistenza, ora la grazia e ora la libertà dello Spirito Santo che lo illuminarono dei suoi progetti".
Eppure, in quei giorni, non toccava che continui e gravissimi scacchi (v. s.).
Chi vede le altre corrispondenze subito capisce che il bagno nella vasca di Costantino era (come fu per il Lazzaretti il tatuaggio della fronte) uno di quei giochi simbolici a cui annettono gli alienati significati affatto particolari, e una specie di investitura imperiale!
Così in un'altra lettera al Papa ei vi ritorna a proposito della sua vittoria sui piccoli principotti e sui ladroni dei dintorni e vi afferma: "Visto le loro nequizie, fu una gran fortuna se un cotale si lavò nella conca di Costantino", ecc. (Lettera 4 ottobre 1317).
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