V, 2, e dal Petrarca (Epistola 16, libro 13); nè da un'accusa documentata a quel modo egli avrebbe potuto lavarsi e non avrebbe potuto essere dichiarato, come fu poi da Innocenzo VI, fedele cristiano.
Ma che tutto ciò, per quanto inverosimile, fosse vero, risulta già, a priori, anche senza l'esame di quelle strane lettere e più strane circolari, da chi conosce la follia sempre progrediente di Cola, e che trionfava appunto per la sua audacia, e da chi sa che quei buoni boemi non furono tanto scandolezzati quanto intontiti (lo dice l'Anonimo, pag. 92) e stupefatti e commossi, poi anche, dalle sue ritrattazioni.
E quegli scritti furono confutati dai vescovi boemi con documento che si conserva, e poi ritrattati da lui stesso; e per una delicatezza, di cui gli storici non tennero abbastanza nota, non furono consegnati, integralmente, alla Corte Papale insieme alla persona del Tribuno, la cui condanna certo non poteva tornare gradevole nè utile all'ospite già costretto dalla politica a tradire la confidenza in lui riposta.
Psichiatria. - Egli restò, intanto, un fenomeno singolare, una specie di monolito in mezzo al deserto, e per gli storici un geroglifico: perchè non tanto la storia, quanto la psichiatria, potevano riescire a spiegarcelo compiutamente; la psichiatria che ci addita in Cola tutti i caratteri dei monomani: fisionomia e scrittura regolare; tendenza esagerata ai simboli ed ai giochi di parole; attività sproporzionata alla sua posizione sociale, ed originale fino all'assurdo, e che tutta si esauriva nello scrivere; senso esagerato della propria personalità che l'aiuta sulle prime fra la plebe, e supplisce alla mancanza di tatto e di abilità pratica, ma poi lo trascina all'assurdo; mancanza di senso morale; calma non alterata che dagli abusi dell'alcool, e dalle vive opposizioni all'avvicinarsi della demenza.
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