Fu in questo tempo - 1882 - che, o per ispirazioni ed aiuti (come alcuni pretendono) quasi ufficiali, o per iniziativa propria che fosse, certo seguendo le sue vecchie tendenze, l'ex-gendarme papale, Coccapieller, si levi contro costoro con una straordinaria audacia, prima nell'Eco dell'Operaio, un giornale che da poco si pubblicava da alcuni operai tipografi a Roma senza molta fortuna e che raddoppiò la tiratura sotto quegli insulti sgrammaticati, ma cari al pubblico perchè personali e violenti, quindi nel Carro di Checco in collaborazione con Ricciotti Garibaldi, infine, nell'Ezio II. - Fu allora che si tentò pubblicare un giornale che gli tenesse testa, Il Fulmine, ma e' fece fiasco.
Nulla resisteva alle strampalate botte del nascente tribuno: persino i circoli anticlericali si sfasciarono - lasciando dietro sè una diecina di bandiere ed un vuoto bollettario. E, intanto, i terribili vice-tribuni delle società operaie, dei rioni furono sfatati, ma non senza ire, proteste e tentativi di vendetta.
Tognetti, fra gli altri - un demagogo fanatico, beccaio, che fin da bambino s'era mostrato violento e manesco, e 12 volte fu condannato per ribellione, ferimento, diffamazione, ecc. - insieme ad alcuni suoi colleghi e capi di sette, attentò alla vita stessa del Coccapieller, che dovette solo al suo mirabile sangue freddo e all'essere armato, non che al pronto accorrere delle guardie di P. S., il suo scampo.
Malgrado il corso pericolo e chiare e numerose testimonianze, il Coccapieller dovette scontare con tre mesi di carcere preventivo.
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