E dovette pagare ben salato, troppo salato, il fio delle accuse, vere in parte, in parte no, che aveva accatastate fino allora nel suo giornale: e fu condannato per sette analoghi capi d'accusa - chè, non gli si volle, con troppa sottigliezza giuridica, cumulare, ma scindere la colpa e la pena.
Benchè alcuni di quei reati non fossero invero politici, ma comuni e dipendenti dalla sua follia, e dall'orgoglio, resoglisi gigante ormai dopo i primi trionfi, come gli insulti al Pretore Carcano, e ad un usciere che dovea eseguirgli un sequestro, pure la punizione che giuridicamente era correttissima, agli occhi di molta parte del pubblico parve resultato di pressioni politiche, che certo non vi furono, ma il cui sospetto era giustificato dai dubbi che corrono sull'amministrazione della giustizia.
Perciò quella condanna gli diede quell'aureola di martire che bastava per far dimenticare il sonaglio pazzesco: e quando questa nuova aureola, questo nuovo prestigio coincise col rifiuto veramente cavalleresco di chiedere la grazia, e colla giustificazione quasi completa, grazie al processo d'Ancona, di una almeno delle sue accuse, quella contro il Lopez, egli fu rieletto; e migliaia di firme chiesero la grazia per lui - grazia che se fosse stata accordata in tempo avrebbe risparmiato di far di un matto un martire, e di un martire un deputato. - Oh! a cosa giova il medioevale diritto di grazia se non riesce a risparmiarci simili controsensi?
Il suo trionfo fu perciò completo: ma probabilmente sarà seguito, - se egli continua a dare in nuove escandescenze così antigiuridiche, (come or ora gli accadde alla stazione di Roma e alla posta di Spoleto), da altre accuse, e, se gli uomini di Stato vorranno essere piò rigidi giuristi che politici, da nuove condanne, e da un secondo martirio che daranno luogo a nuovi trionfi, salvochè il manicomio non ponga esso fine a queste gazzarre così poco degne di un popolo libero e serio.
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