Non era ancora confermato deputato che già, come prima oltraggiò uscieri e pretori, così ora maltrattava (egli che pur si dice democratico), ufficiali di posta e ferroviarii, sicchè dà luogo a lamenti e forse a nuove azioni penali, perchè nol rispettano abbastanza.
Ma la prova delle sue follie, assai più che negli atti e nelle parole - in complesso abbastanza temperate e misurate, ed astute tanto che gli conquisero migliaja di ammiratori, - è negli scritti.
Nell'Eco dell'Operaio, nell'Ezio II scrisse articoli sempre più numerosi e sbrigliati.
Lasciandone, per ora, il contenuto, importante era... la quantità; nemmeno quel Briareo dei giornalisti che era il Bianchi-Giovini potrebbe reggere alla soma di quegli articoloni di cui inondava l'Ezio II.
Ora è questo dell'abbondanza esagerata, della quantità sostituita alla qualità, il carattere speciale del mattoide grafomane.
Ricordiamo di Mangione, che si privava del cibo per poter stampare, e parecchie volte vi spese più di cento scudi al mese. Nel 1870, fra le accuse che fa al sindaco Giusso è quella di un migliaio di lire "di danni prodottigli in un mese per vergare quattrocento fogli di carta in reclamo alla Giunta onde meglio illuminarla"; e ciò benchè avesse quattro copisti gratuiti che gli fornivano persino la carta (25).
Nello scritto di costoro, oltre ciò, sì nota che lo scopo è o futile, o assurdo, o in perfetta opposizione col loro grado sociale e coltura; così un prete deputato tira giù ricette pel tifo; due medici fanno della geometria ipotetica e dell'astronomia; un chirurgo, un veterinario ed un ostetrico, dell'aeronautica; un cuoco fa dell'alta politica; un carrettiere, della teologia; un portinaio della drammatica; una guardia di finanza, della sociologia; e così egli, cavallerizzo, fa della politica (26).
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