È notevole (io già l'osservai nel mio Genio e Follia) che quasi tutti i mattoidi, Bosisio, Cianchettini, Passanante, Mangione, De Tommasi, ecc., han convinzioni tenacissime, profonde, ma non fervide, sicchè non dan luogo al delirio di azione se non per eccezione, e quando vi si associa l'estrema penuria; e sono di tanto più prolissi e assurdi nello scrivere, di quanto sono sensati e succosi nel parlare: e, salvo a sfogarsi più tardi in chilogrammi di carta, comportansi, nel rispondere a voce, con tal buon senso, da far passare, fra i meno accorti, per savie le loro fantasticherie.
E ve ne sono di tale abilità, da riescire veri truffatori, senza perciò venir meno alle tendenze pazzesche, anzi essendo più mattoidi degli altri: tal'è quel De Tommasi di cui enumerammo poco sopra le molte professioni mal praticate, e che a queste aggiungeva il ricatto e le truffe con abilissima arte condotte e ripetute più volte (27). Guiteau era un mattoide, ma nello stesso tempo uno scroccone e truffatore abilissimo (Vedi Genio e Follia, pag. 350).
Insomma costoro, pazzi certamente nei loro scritti e, molte volte, più di quelli dei manicomii, lo sono poco negli atti della vita, dove mostransi pieni di buon senso, di furberia ed anche di ordine; onde accade loro il rovescio che nei veri poeti.
Quattro sono professori, uno anzi d'Università; tre Deputati, uno Senatore, nè è meno strampalato; uno è Consigliere di Stato, uno di Prefettura, uno della Corte di Cassazione, tre Consiglieri provinciali, cinque preti, e quasi tutti vecchi e rispettati nella loro carriera (Genio e Follia, pag.
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